Bonifiche ambientali e digitali
Oggi il termine “bonifica” ha acquisito una sua dimensione anche in ambito investigativo, qualora si richieda l’intervento di un professionista per eliminare un'infinita serie di interferenze nella propria sfera personale e personalissima che, grazie a strumenti e tecnologie sempre più sofisticati e miniaturizzati, vengono continuativamente perpetrate.

Sempre più spesso le società di invesitigazioni hanno quindi il compito di di verificare, nei più svariati contesti di vita personale, personalissima, lavorativa e professionale, che la piena libertà di espressione, pensiero e azione del cliente, sia totalmente esente dai rischi di “intercettazione” operata con tecnologie sofisticatissime, subdole e irriconoscibili, tra cui microspie, microcamere e microregistratori.
Affrontando tali tematiche, risulta opportuno individuare i diversi ambiti in cui l’attività di "bonifica" deve operare, e precisamente bisogna, innanzitutto, porre il problema della bonifica degli ambienti nei quali può annidarsi l’interferenza da neutralizzare, con ciò intendendo ogni ambito, privato e pubblico, nel quale l’opera investigativa - o intrusiva - potrebbe realizzarsi.
I primi tentativi di realizzare un dispositivo d’intercettazione ambientale risalgono al secondo Dopoguerra, quando un noto musicista ed ingegnere elettronico sovietico, Léon Theremin, inventò un sistema di ascolto per lo spionaggio a distanza chiamato “Buran” per contro del l’NKVD (servizio di sicurezza interno russo).
Il congegno consisteva in uno strumento d’ascolto in grado di captare le impercettibili vibrazioni che attraversano i vetri di una finestra e decifrare il contenuto della conversazione.
Il congegno consisteva in uno strumento d’ascolto in grado, per mezzo di un raggio infrarosso, di captare le impercettibili vibrazioni che attraversano una finestra, così da decifrare voci e conversazioni che le avevano generate.
Lo stesso Lavrentij Berija, allora capo del KGB, utilizzò il "Buran" per spiare l'ambasciata statunitense, inglese e francese di Mosca.
Lo stesso inventore realizzò anche la prima microspia o "cimice" passiva, sfruttando l'energia elettromagnetica indotta da frequenze radio per creare e trasmettere segnali audio.
"La cosa", così come venne soprannominata, sfruttava un principio di funzionamento tanto semplice quanto efficace. Era costituita da una membrana di captazione (cioè un microfono) e un'antenna, racchiusi in una sorta di piccola camera di risonanza acustica.
Da allora, con la creazione dei primi transistor e dei circuiti stampati, sino ad arrivare ad oggi, le scienze tecnologiche hanno fatto progressi enormi, regalando al mondo dello spionaggio preziosissime novità, tra cui le prime microspie RF (Radio Frequenza) e GSM.

Le bonifiche digitali, nell’ambito del controspionaggio, si differenziano dalle bonifiche ambientali in quanto si focalizzano su diverse tecniche di intercettazione, esaminando gli strumenti elettronici di uso comune che, se hackerati, consentono l’attivazione da remoto di periferiche, come ad esempio la fotocamera, la webcam, il microfono, il sensore GPS o Bluetooth, e così via.
Rientrano in questa categoria dispositivi molto complessi che tuttavia, risultano molto semplici da usare, tra cui smartphone, laptop, tablet e computer desktop.
La facilità di utilizzo di queste tecnologie fornisce all’utente una sensazione di sicurezza, anche se potrebbero essere infettati da software spia o forzati da mani sapienti che, facendo leva sulle debolezze del congegno elettronico, sarebbero in grado di acquisirne il controllo da remoto.
Come per la tecnica alla base delle microspie classiche, anche le intercettazioni digitali hanno subito profonde innovazioni, ampliando l’offerta presente sul mercato a vantaggio dei costi d’acquisto ed allargando, di conseguenza, la platea di pubblico di riferimento.
Vi è, poi, il tema degli strumenti attraverso cui l’interferenza illecita si perfeziona e, in tale dimensione, va verificato quale ne sia, con esattezza, il raggio d’azione.
Da ultimo, si tratta di affrontare il tema del presidio che la bonifica deve vigilare e la durata dell’intervento: ciò è rilevante ai fini dell’opzione operativa assunta dalla soluzione adottata.
In altre parole, se sia necessario utilizzare alimentazione attiva, con le conseguenti limitazioni temporali, o se sia possibile “ancorare” il sistema di monitoraggio e bonifica ad una rete fissa, senza, con questo, alimentare sospetti.

Le attività di bonifica qui esaminate vogliono aiutare ad evitare il rischio di essere protagonisti “inconsapevoli” di un qualche genere di “Truman Show”, a disposizione di un pubblico ignoto e non invitato.
Infatti cellulari, smartphone, telefoni fissi e tablet possono diventare strumenti utilizzati dalla "cabina di regia" nelle mani di sconosciuti che, memori del regista Christof (il trascendente burattinaio del Truman Show), possono “registrare” o manipolare a piacimento la vita di ciascuno.
Oggi la ripetizione di comportamenti abitudinari che caratterizzano la società contemporanea, fa si che che ogni spostamento (quasi di default), ci porti ad affidarci, quasi di default, al coinvolgimento di navigatori satellitari, app, e assistenti digitali per la navigazione che, come per Virgilio con Dante "ci guidano" nell’inferno e nel purgatorio del traffico dei percorsi giornalieri, noncuranti, tuttavia, del rischio che questa tecnologia possa tracciare i nostri spostamenti e, senza il nostro consenso, condividerli a chi vuole monitorare i nostri itinerari.
Infine, altro profilo di rilevante efficienza potrebbe essere dato dall’utilizzo che può essere impresso allo strumento di intrusione, in modo tale che possa funzionare, a sua volta, quale contromisura di effetto uguale e contrario, nei confronti del soggetto che ha promosso l’intromissione, agendo in una sorta di contropiede.

È significativa l’evoluzione storica del termine "bonifica" nella storia.
Nel medioevo la bonifica richiamava il complesso di lavori e opere necessari per prosciugare e risanare, a fini produttivi e igienici, terreni che continuamente o periodicamente erano soggetti alla sommersione o all’invasione delle acque ristagnanti. La zona bonificata, in questa accezione, è divenuta, anche oggi, un “marchio di fabbrica”: esiste la Bonifica ferrarese, la Bonifica pontina, le Bonifiche Siele, etc.
In ambito militare e bellico tale termine contrassegna l’insieme di opere intese a liberare una determinata area da mine terrestri, proiettili e bombe inesplose, campi minati o comunque zone che sono state teatro di operazioni di guerra.
In ambito di politica del territorio contraddistingue il complesso delle operazioni che mirano alla neutralizzazione dell’azione di aggressivi chimici (o di altre cause di grave inquinamento), passando attraverso il risanamento di terreni, di locali, di case, di persone colpite da materie inquinanti.
Esiste la bonifica dei siti inquinati, che consiste nel complesso dei trattamenti atti a decontaminare i terreni e le falde acquifere dalle sostanze nocive provenienti da attività umane (come accade nei casi di zone ad alta densità di insediamenti industriali) o da eventi accidentali (per es., contaminazione di coste per fuoriuscite di petrolio dalle petroliere).
Nella sanità designa il complesso delle misure profilattiche sulle persone ed eventualmente sul terreno (disinfezione ed opere di risanamento), che si mettono in atto nella lotta contro le malattie endemiche ed epidemiche, anche allo scopo di eliminare le fonti di contagio.
Da ultimo, in senso morale e religioso, contraddistingue l’azione diretta a eliminare ciò che è ritenuto malsano e nocivo ai costumi di una società e/o alla fede professata, o, in genere, contrario ai valori da essa comunemente accettati.
In definitiva si può affermare che, nell’epoca odierna, il termine “fare una bonifica” comporta la volontà di ristabilire l’equilibrio “pristino” ed auspicabile nei propri interessi professionali, personali o personalissimi.
Condizione alla quale ciascun individuo e organizzazione ha il diritto di muoversi ed operare.