Due diligence
“I soldi meglio spesi sono quelli profusi per evitare un pessimo affare”
Una delle esigenze più avvertite dagli investitori, infatti, è proprio quella di poter disporre di validi strumenti introspettivi, tesi alla verifica di tutti gli aspetti relativi all’ambito economico in cui si intende operare da vicino.
Quante volte l’imprenditore, individuale o organizzato in forma societaria, si è rammaricato per aver intrapreso un affare, essersi avventurato in un’operazione commerciale o per aver acquisito una realtà aziendale che, purtroppo, ha riservato amare sorprese?
La risposta è data da una mancata ed esatta cognizione delle cose e di una analitica quantificazione economica, merceologica e documentale.
In tali frangenti, emerge la fondatezza di quell’antico portato della saggezza popolare secondo cui “i soldi meglio spesi sono quelli profusi per evitare un pessimo affare”.
Per l'appunto, l’esigenza sempre più avvertita dagli investitori è quella di disporre di un valido strumento, come quello delle investigazioni, per verificare una serie di aspetti relativi all’ambito economico che si intende approcciare, acquisire, gestire o controllare.
Ciascuno dei profili, multiformi, che compongono il novero di interesse, molto spesso viene affidato ad esperti di investigazioni, specializzati nel settore precipuo, affinché conducano indagini, come dicevano i latini, “cum debita diligentia”.
L’espressione “Due Diligence”, la cui rilevante importanza sta sempre più caratterizzando ogni attività aziendale, economica e finanziaria, secondo la saggistica corrente ha avuto una diversa, progressiva evoluzione semantica.
Si narra che prenda le mosse dall’utilizzazione del termine all’interno di una storica banca francese per connotare l’attività di valutazione, che veniva svolta dai funzionari della medesima, previamente all’apertura di linee di fido alle imprese.
Intervenne, poi, a seguito dell’espandersi di tale attività nelle diverse capitali europee, l’evolversi di tale espressione in direzione di “diligenza pagata”.
Caratterizzando cioè l’indicazione della presenza fisica di un responsabile che aveva il compito di censire, classificare e controllare “de visu” i beni posti a garanzia della facilitazione creditizia connessa.
Originariamente nata con la precisa caratteristica di essere uno strumento di controllo e validazione di dati esistenti, è stata successivamente affiancata da un’attività previsionale e programmatica.
Principalmente tesa a delineare con affidabile precisione quelli che, tecnicamente, sono stati definiti “best and worst case scenario”.
In altre parole, alla fotografia dell’esistente, si allegano due progetti, identici per analiticità ed introspezione, che hanno lo scopo di evidenziare, classificare e valorizzare tutti gli aspetti possibili, ancorché non necessariamente probabili, che fanno valutare l’operazione oggetto di due diligence nella sua integralità di gamma.
Garantirsi i servizi di due diligence di un esperto di investigazioni consente di avere accesso a banche dati ed archivi, con il supporto di chi è in grado di analizzare ed interpretare risultati, non limitandosi a valutare la salute di imprese e rami aziendali.
Bensì studiare, nel dettaglio, ogni aspetto dei soggetti coinvolti, evidenziando soprattutto ciò che, interessatamente, le più svariate controparti tendono ad occultare o, comunque, a non appalesare.
Grazie alla due diligence è possibile ottenere profili dettagliati di concorrenti, fornitori, clienti, organi sociali, manager e stakeholder.
Il tutto per poter contare su un quadro di riferimento efficace in ordine alla loro affidabilità e reputazione.
La raccolta di informazioni in merito agli affari dell’azienda individua eventuali criticità nell’investimento, analizza tutti i fattori di rischio e gli eventuali problemi che dovessero affiorare.
Una due diligence, sia essa svolta in Italia o all’estero, richiede una serie di attività che si snodano, previa analisi (e conseguente preventivizzazione), in una fase di raccolta preliminare dei dati e loro studio, di sopralluoghi e riscontri oggettivi.
Nonché di valutazioni preliminari e stesura di un memorandum, redatto con il cliente, per condividere le azioni da intraprendere.
Infine, interviene la stesura del report conclusivo, con analisi ed appendici legislative, di censimento di procedure giudiziali e delle problematiche giuridico-fiscali, unitamente a referenze e “rumors” su società e relativo management.
L’attività di due diligence riveste particolare interesse in quell’ambito, in gran parte sconosciuto, delle investigazioni, nelle quali risulta importante predeterminare il raggio di azione che l’indagine vuole raggiungere, le metodologie che intende attuare e una breve rassegna di aspettative e risultati attesi.
Non sono molte le realtà, in Italia, che possono vantare un’esperienza vasta per variegazione di intervento, aree nelle quali lo stesso deve essere svolto e specificità del campo che si intende investigare.
Tale tipo di due diligence è previa rispetto alla tematica di interesse del cliente, ma mira a comprenderne, dettagliatamente e con un aggancio alla realtà concreta, quali ne possano essere i desiderata.
È ben chiaro, inoltre, che la tipologia della due diligence dipende dall’oggetto dell’area di intervento alla medesima richiesta.
Qui si innesta il vasto tema della tipizzazione delle diverse caratteristiche, per le quali l’agenzia investigativa dispone, o può attivarsi per disporre, delle skills più adatte ed appropriate, in modo tale che tutti gli ambiti che il cliente ha interesse ad investigare possano essere correttamente e compiutamente esaminati.
Ne consegue che, sempre più frequentemente, la due diligence sia una “collectanea” di diversi elaborati, eseguiti con le più sofisticate tecniche di produzione grafica, nel caso, per esempio, di progetti o opere, composte con l’ausilio di software specifici, tesi a valorizzare e a collocare in un unico contesto disegni di massima, rendering, tavole esecutive, rilievi fotografici, analitiche preventivazioni, etc.
Materiali, tutti, che sempre più spesso vengono assemblati in avveniristici siti internet che, grazie all’animazione, consentono lo sviluppo di vere e proprie ricostruzioni di realtà simulata.
Tali prodotti vengono, sempre più spesso, utilizzati con supporti cognitivi messi a disposizione di tutti i soggetti interessati all’intero ciclo progettuale.
Nella stessa direzione si situano tutte le elaborazioni grafiche, sviluppate da professionisti con notevole fantasia ed impatto, a servizio dell’attività di commercializzazione finale.
Si assiste a siti internet che, zoomando sul rendering del manufatto così come ideato, ne consentono la scomposizione in piani, sezioni, porzioni immobiliari, ipotesi di arredamento, etc.
Questi successivi sviluppi trovano il loro fondamento (con connessi risparmi di scala) in ogni preliminare analitico lavoro di due diligence.
Proponendo un paragone ardito, il progetto di una due diligence completa e virtuosa può dirsi simile al procedimento di distillazione della grappa.
La materia prima, la vinaccia, ossia le bucce dell’uva spremute per fare il vino, possono assimilarsi a tutta la massa informe del materiale che, ordinatamente, deve essere esaminato dalla due diligence.
L’attività dell’investigatore privato e la strumentazione utilizzata può paragonarsi ad alambicchi distillatori, fornelli a fiamma ed alcolometri, che consentono, in presenza di una corretta azione di raffinazione, la distillazione di un prodotto di alta qualità.