Oltre 4.889 musei e istituti similari, pubblici e privati, aperti al pubblico (di cui 4.026 sono musei, gallerie o collezioni, 293 aree e parchi archeologici e 570 monumenti e complessi monumentali).
Esistono 6.000 aree archeologiche, 85.000 chiese soggette a tutela e 40.000 dimore storiche censite.
L’Italia è anche “arte a cielo aperto” con le sue coste, le sue riserve e paesaggi naturali, etc.: ogni 100 km2 in Italia si contano mediamente oltre 33 beni censiti.
Il 18% del territorio italiano – più di 55.000 chilometri quadrati – è soggetto ad attività di tutela da parte dello Stato.
Inoltre, secondo il Country Brand Index, il marchio “Italia” si piazzerebbe al 1° posto nella classifica che riguarda il turismo e i beni culturali.
La domanda sul valore economico dei beni culturali italiani è diventata di dominio comune da quando la Corte dei Conti ha accusato le agenzie di rating (Fitch, Moody’s e Standard & Poors) per aver declassato l’Italia senza stimare il valore dei suoi “tesori”.
Secondo i dati dell’ultimo bilancio del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, il patrimonio italiano al 31/12/2016 è pari a 986 miliardi di euro tra attività finanziarie e non finanziarie.
Gli “oggetti d’arte”, classificati come beni mobili di valore culturale, biblioteche ed archivi (beni storici, beni artistici, beni demo-etno-antropologici, beni archeologici, beni paleontologici, beni librari, beni archivistici), valgono 174 miliardi di euro (il 10,4% del PIL).
I musei e le altre strutture espositive a carattere museale hanno registrato il massimo storico di 119 milioni di ingressi nel 2017 (+7,7% rispetto al 2015) così suddivisi: 57,8 milioni i musei, 15,5 milioni le aree archeologiche, 45,8 milioni i monumenti. L’incremento maggiore riguarda i monumenti e le aree archeologiche.
Eurostat ha fornito e resi pubblici i dati relativi alle persone impiegate nel settore cultura nell’Unione Europea nel 2017.
Parliamo complessivamente di circa 8,7 milioni di persone impiegati in un settore culturale o con una occupazione culturale, ovvero il 3,8% del numero totale di persone occupate.
L’Italia si colloca al di sotto della media europea, con il 3,6 per cento dei lavoratori impiegati nel settore della cultura.
Infine, in linea con il trend europeo anche per l’Italia la percentuale di lavoratori autonomi nell’occupazione culturale risulta essere il doppio di quella osservata nell’occupazione totale.
Tra le investigazioni rivolte a tale settore possono essere annoverate tutte quella relative ai furti ed alle sottrazioni in genere, oltre al ricorso ad indagini tese ad individuare la presenza di basisti e personale infedele interno della rete struttura museale.