L’Italia rientra nella classifica dei dieci players mondiali nel mercato della produzione di armi: con la presenza fra gli altri di due realtà di stato, quali Leonardo e Fincantieri.
Escludendo le aziende cinesi, i cento maggiori produttori globali di armi hanno raggiunto nel 2018, un volume di vendite pari a 420 miliardi di dollari.
L’istituto svedese SILPI (Istituto Internazionale di Ricerca della Pace di Stoccolma) rileva che si tratta in realtà di un dato parziale, perché privo dei dati cinesi.
Anche l’Italia trova posto in questa classifica con Leonardo (9.8 miliardi di euro in armi vendute) e Fincantieri.
L’industria delle armi genera in Italia un giro d’affari attorno ai 15 miliardi di euro, dando lavoro ad oltre 50.000 addetti.
Con oltre 600.000 pezzi messi in commercio, l’Italia è in vetta alla classifica europea dei produttori di armi civili e precisamente, è il maggior produttore di armi lunghe (con 445.553 pezzi) ed il terzo di armi corte (con 166.855 unità).
Per quanto riguarda la produzione di munizioni, secondo i dati forniti dalle principali aziende aderenti all’AMPAM (Associazione Nazionali Produttori Armi e Munizioni) i volumi prodotti nel 2010 sono stati pari a 209 milioni di unità per un complessivo valore della produzione di 219 milioni di euro, di cui meno del 60% destinato all’estero.
Le investigazioni in questo particolare settore, che normalmente sono condotte dai servizi di intelligence a livello statuale, per ciò che concerne i settori più squisitamente tradizionali, vertono sulla verifica di fornitori, clienti e partners coinvolti nella filiera di creazione del valore, unitamente al controllo dei dipendenti infedeli, all’assenza di conflitti di interesse ed alla prevenzione di condotte fraudolente o truffaldine.