La stampa ha dato particolare risalto alle opere d’arte che hanno avuto la funzione di corredare alcune “latitanze dorate”.
La Natività del Caravaggio è stata oggetto di svariate ricostruzioni, che spaziano dal fatto di essere stata usata come scendiletto da Totò Riina, nascosta in una stalla, mangiata dai topi, mostrata come un trofeo nei summit della “Cupola” ed, infine, distrutta in Irpinia durante il terremoto, ed ancora oggetto di una testimonianza resa davanti alla Commissione Antimafia, allora presieduta da Rosy Bindi, da parte del collaboratore di giustizia Gaetano Grado.
Tuttavia, ad oggi non si ha prova dell’accadimento dei fatti.
È rarissimo che si possa ricostruire, come in questo caso, che fine abbia fatto un capolavoro rubato.
Molto spesso, tali gioielli finiscono in una sorta di buco nero e solo la solerzia, meticolosità e tenacia di una capace opera di investigazione consente di poter restituire al legittimo proprietario (ed all’intera collettività) un’opera d’arte occultata, trafugata o illecitamente sottratta.