Indagini tecniche e scienze forensi
Si parla di "scienze forensi" quando i diversi campi scientifici e tecnologici devono cooperare per rispondere ai quesiti che il caso di un delitto pone.

L’archetipo di tale approccio è dato dalla produzione letteraria di Sir Arthur Conan Doyle, che sostiene che il suo personaggio applica il metodo scientifico alla criminologia osservando la realtà circostante, raccogliendo prove di indizi per, infine, formulare le sue deduzioni.
Infatti, nella sua vasta bibliografia, nel suo primo romanzo, “Uno studio in rosso”, individua minuziosamente le abilità deduttive che deve possedere un investigatore privato.
Chi si fa carico della descrizione delle caratteristiche e conoscenze del brillante investigatore è, in tale romanzo, il suo storico partner, il dottor John H. Watson, il quale attribuisce al suo amico grandissime conoscenze nella chimica e nella lettura scandalistica, dimostrando di conoscere ogni particolare di tutti i misfatti più orrendi, perpetrati nel loro secolo.
Sostiene, altresì, che Holmes aveva una certa conoscenza di alcune parti della botanica, conoscendo molti particolari di belladonna, oppio e veleni in genere, nonché una conoscenza, pratica ma limitata, della geologia, essendo in grado di distinguere “a colpo d’occhio" un tipo di terreno dall'altro: "rientrando da qualche passeggiata, mi ha mostrato delle macchie di fango sui pantaloni e, in base al colore e alla consistenza, mi ha detto in quale parte di Londra me le ero fatte”.
Holmes, parlando con Watson nel giallo “Sherlock Holmes da una dimostrazione”, afferma che “una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”.

Le moderne investigazioni forensi trattano dell’applicazione di tecniche e metodologie scientifiche a tutto il sistema delle investigazioni di carattere giudiziario, onde consentire l’accertamento e le modalità di perfezionamento del reato, dei sui autori, e il nesso eziologico tra condotta e reato, nonché tutte le condizioni di "contorno" che caratterizzano ogni “unicum” costituito da una fattispecie.
L’indagine, sviluppata da esperti forensi e investigatori, si svolge in diversi teatri.
Il “locus commissi delicti” nel quale si raccolgono e si repertano le prove scientifiche, ed i laboratori delle diverse specializzazioni dove vengono conservate ed analizzate, parallelamente all'attività legata all’espletamento di tutte le ulteriori analisi tecniche e di laboratorio ritenute necessarie.
La scienza forense ha ambiti di applicazione non necessariamente circoscritti al processo penale, ma ben si può estendere ad ogni altro tipo di controversia, anche insorgenda, nella quale l’esperto forense può prestare la propria opera, alternativamente, a supporto di tesi di indagine e imputazione da parte dell'accusa, oppure a favore di argomentazioni difensive.

Ogni evento può essere ricostruito nella sua dinamica storica, nell’identificazione delle singole condotte e dei loro autori e si snoda attraverso perizie di qualsiasi tipo (grafiche, indagini dattiloscopiche, balistiche, contabili, analisi del DNA, etc.) in una parola, tutte quelle materie che sono ricomprese nella cosiddetta “criminalistica forense”.
Per esempio, la balistica forense (specializzazione forense della balistica tradizionale che appartiene alla fisica meccanica) ricomprende gli accertamenti necessari alla ricostruzione di quanto occorso in un delitto, perpetrato con l’utilizzo di un’arma da fuoco.
Ogni arma da fuoco comporta, nel suo uso, peculiarità proprie, legate ad una serie di fattori quali il differente percussore (“cane”) in dotazione, il tipo di cartuccia utilizzato, gli eventuali interventi tesi a renderle maggiormente offensive, oppure a camuffarne le caratteristiche onde farne divenire impossibile l’identificazione.
Nella stessa direzione, concorre una corretta diagnosi medico-legale, che tenga conto del numero di colpi esplosi, della distanza di sparo, della ricostruzione delle posizioni originarie, finali ed intermedie fra feritore e vittima e che deve essere sintonizzata con l’interpretazione dei rilievi ambientali e con l’approfondimento delle eventuali prove testimoniali di corredo.
Un tempo, si faceva riferimento al famoso “guanto di paraffina”, che era una tecnica forense che veniva utilizzata dai corpi di polizia, in sede di indagine scientifica, per accertare l’utilizzazione recente di un’arma da fuoco da parte di un indiziato: si tratta di una tecnica oggi superata.
Si basava sul rilevamento di diverse componenti dell’innesco e delle polveri di lancio dei proiettili, che si vaporizzano contestualmente allo sparo, depositandosi, normalmente, sulle prime due dita della mano che la impugna, o sul viso e sugli abiti di chi ha sparato, sotto forma di particelle microscopiche rilevabili chimicamente.
Il graduale abbandono di tale accertamento è stato causato dagli elevati rischi di cosiddetti “falsi positivi”, dal momento che molte altre sostanze (fertilizzanti, solventi, etc.) potevano incidere sui risultati.
Oggi, esiste una tecnica più specifica per la raccolta dei residui, nota come Stub, che consiste in un particolare tampone che viene fatto passare sulle mani e sugli abiti del sospettato, poi esaminato con microscopi elettronici che ne individuano le connesse particelle sensibili.
Inoltre, spesso si parla di grafologia intesa, tuttavia, come studio della psicologia della scrittura.
Ambito ben diverso da quello della grafologia forense, il cui unico scopo è quello di procedere a perizie calligrafiche, esclusivamente tese a validare la paternità della grafia apposta a qualsivoglia prova documentale, allegata ad un processo civile o penale, o per lo sviluppo di indagini in corso.
La grafologia forense viene usata per attestare l’originalità di scritti riconducibili a persone determinate (normalmente richieste di rilasciare sottoscrizioni per confronto) oppure indagati, o per identificare l’autore di eventuali anonimi.

Un ambito che ha, oggi, assunto un ruolo fondamentale, è dato dall’analisi del traffico telefonico, comprensivo dell’accertamento della rispondenza tra tempi e luoghi nelle condotte, antecedenti e successive, alla commissione di un reato.
Le cronache hanno spesso dato notizia di delitti per i quali la circostanziata ricostruzione (corroborata da corredi probatori che hanno comportato la condanna dell’accusato a pene detentive, anche rilevanti) è stata totalmente capovolta dalle indagini difensive condotte dall’investigatore privato.
Infatti grazie all’analisi forense di smartphone e tablet, detta mobile forensics, ed all’analisi dei tabulati telefonici del relativo traffico, dalle quali è possibile estrapolare l’attività svolta da un determinato device e la sua geo-localizzazione fisica.

Le indagini forensi sono tutte quelle attività necessarie per accertare una serie di elementi di utilità giudiziale, al fine di corroborare tesi accusatorie o difensive.
L’Autorità Giudiziaria, le parti del processo (imputato, parte civile, responsabili civili, etc.) ed i loro professionisti, sempre più spesso nei procedimenti giudiziari, avanzano richieste di ricostruzione su singole circostanze che costituiscono, o obliterano, profili di addebitabilità del reato all’interno della ricostruzione dello stesso.