Oggi si parla correntemente di “brand reputation” di un marchio, cioè di un bene immateriale di grande valore, ma anche di enorme fragilità.
L’avvento dei social network ha innescato vere e proprie guerre virtuali, in grado di divulgare accuse false o denigratorie.
È universalmente nota una frase attribuita a Jean-Jacques Rousseau, a Voltaire, o anche al filosofo inglese Francesco Bacone: "calunniate, calunniate, qualcosa resterà".
La radice di tale concetto, infatti, trae origine proprio dalla pubblicazione del filosofo De dignitate et augmentis scientiarum.
È cambiato il mezzo, ma è rimasta la medesima filosofia.
Con brand identity (o brand aziendale) si fa riferimento all’identità di un’azienda espressa nel proprio marchio.
Lo stesso prevede che la percezione dell’identità dell’azienda che viene offerta al mercato, risulti solida e chiara affinché il consumatore di riferimento possa riconoscere il marchio con semplicità e allinearlo alla “brand image” ovvero a ciò che il consumatore riconosce del brand.
Una marca è resa riconoscibile da una serie di elementi che compongono, nel loro insieme, la brand identity e per questo motivo sono definiti "identity elements".
Per gestire al meglio tutti gli elementi della marca l’azienda si dota di un manuale di identità societaria, uno strumento per garantire la corretta e coerente attuazione nel tempo della strategia di identità.
Il manuale si rivolge al management e ai dipendenti stessi all'interno dell'azienda e, all’esterno, verso tutti coloro che in qualche modo intervengono nel business della marca.
Nasce da tutto questo l’esigenza di poter disporre di servizi a presidio di eventuali azioni o intenzioni tese a screditare, diffamare, o peggio danneggiare, anche tramite attività di contraffazione e plagio, la reputazione, spesso costruita in molti anni, di un brand o dell’identità percepita dalla collettività.
Lo scopo delle indagini a tutela di tali fattispecie è dato dalla sommatoria delle diverse operatività di investigazione “configurabili”, perlopiù finalizzate al controllo e alla verifica di tutti i profili che potrebbero trarne un vantaggio diretto o indiretto (competitor, eventuali investitori, etc.).
Oppure da soggetti interni ed esterni all’azienda, la cui condotta, illecita o infedele, può spesso generare danni di diversa natura, come ad esempio, i danni derivanti da condotte sottrattive di vario genere o conseguenze da fughe di notizie e dati (specialmente a seguito dell’entrata in vigore del nuovo regolamento privacy GDPR).
I danni alla reputazione del brand aziendale sono una realtà ormai diffusa, dato che l’esposizione al rischio delle imprese nella società odierna e diventato esponenziale.
Basti pensare che oggi un post su Facebook o un tweet potrebbero essere sufficienti per nuocere profondamente all’immagine di un’azienda o di un qualsivoglia brand.
Di conseguenza, quando si parla di danno alla reputazione aziendale, è essenziale considerare l’evoluzione che questo ha subito nell’era del web.
Questa è una delle ragioni per cui la gestione di aspetti riguardanti la brand reputation e la brand awareness sta progressivamente diventando di primaria importanza nelle grandi imprese; ed è proprio in questo scenario che subentra il lavoro di indagine.
Le investigazioni in questo settore hanno uno scopo preventivo e di tutela del marchio aziendale da possibili attacchi esterni che potrebbero compromettere gravemente l’impresa.
Uno dei più noti problemi in questo ambito, ad esempio, è quello riguardante le fake news di cui ogni azienda, anche di piccole o medie dimensioni, può facilmente diventare vittima.
A livello aziendale, sembra ormai essere divenuto di fondamentale importanza disporre di un piano di sicurezza valido e funzionale, anche nell’ambito della cybersecurity.
Difatti, stando ad un articolo pubblicato da Tech from Net il 27 Novembre del 2019, gli attacchi e minacce alle e-mail aziendali si sono rivelati essere un fenomeno in drastico aumento durante il corso dell’ultimo anno.
L'E-mail Threat Report, stila una lista di azioni commesse dai cyber criminali tramite la posta elettronica, tra cui emissioni di bonifici fraudolenti, diffusione di dati riservati o impersonificazioni di dirigenti, con conseguenti perdite economiche (della portata di miliardi di dollari) e danni reputazionali sia a livello personale che aziendale.
Le truffe sul web che comportano successive ingiurie ai brand, però, spaziano in svariate direzioni. Una di queste, facilmente individuabile, è la vendita online.
Un esempio di queste attività criminali è stato riportato da La Repubblica in data 14 Ottobre 2019, in un articolo in cui vengono delineati i tratti di un’attività non insolita nel mondo digitale: la contraffazione di articoli originali con articoli messi in vendita di qualità più scadente a costo zero.
In questo caso l’azienda presa in considerazione è il Consorzio Vino Chianti, il quale al fine di rintracciare e debellare le frodi riguardanti il proprio marchio distribuito sul mercato, ha deciso di rivolgersi ad un’agenzia di esperti.
Le investigazioni hanno rivelato, durante gli accertamenti dei primi nove mesi, la presenza di oltre 15.600 minacce costituite principalmente da prodotti denominati “wine kit”.
I suddetti prodotti contenevano un preparato chimico con delle polveri destinato alla produzione di vino artigianale e etichette contraffatte, generando oltre 2.000 violazioni di marchio.
Un altro esempio dell’impatto economico di tali fattispecie vede chiamato in causa uno dei prodotti dell'eccellenza italiana maggiormente richiesti ed esportati nel mondo: il Parmigiano Reggiano.
Infatti, l’Agenzia Giornalistica Italia, nel proprio portale evidenzia come negli Stati Uniti siano state diffidate 5 società che proponevano prodotti ingannevolmente ispirati al Parmigiano Reggiano, e che, sulle basi di tale "certificazione", approvvigionavano un mercato stimato in circa 24 miliardi.
Nella sezione maggiori informazioni alleghiamo il report pubblicato da Forbes: “La classifica dei 100 brand più potenti al mondo nel 2018.”
Questi sono solamente alcune delle motivazioni per cui sempre più spesso gli investigatori vengono chiamati all’azione per la tutela di uno degli aspetti più importanti dell’operatività aziendale in tutte le sue eccezioni, ovvero il Brand.