Vogliamo affrontare il problema della concorrenza sleale, sia da un punto di vista macroeconomico che da un punto di vista di applicazione concreta ai singoli rapporti di lavoro professionale.
Un'azione indispensabile è quella di proteggere e la difendere il patrimonio immateriale di ogni impresa economica che non sempre viene tutelato dalle discipline nazionali ed internazionali in tema di brevetti e marchi.
I dati di tale patrimonio vengono costantemente monitorati da una apposita organizzazione, la WIPO (World Intellectual Property Organization) che registra milioni di entità coinvolte in tale ambito operativo.
Il patto di non concorrenza può intercorrere fra un datore di lavoro e il lavoratore, al fine di regolamentare l’attività di quest’ultimo nel periodo successivo alla cessazione del rapporto.
Ma ben può riguardare anche l’insieme di tutte le notizie commerciali relative alla massa di fatturato generata dall’azienda con la propria clientela.
Tale tipo di indagine, in relazione al suo focus, accerterà il rispetto della non divulgazione a terzi di quanto acquisito e maturato all’interno dell’esperienza professionale e lavorativa dispiegata, mentre, in fattispecie di attività di commercializzazione, sarà tesa a dimostrare eventuali sviamenti della clientela alla fine (e a volte in costanza) del proprio rapporto con l’azienda.
Alcuni riferimenti statistici
L’E.P.O. (European Patent Office), l’ente europeo per i brevetti che oggi raggruppa 38 stati membri, nel suo report annuale ha comunicato che nel 2018 ha ricevuto 174.317 richieste di brevetti provenienti dall’Europa.
Da parte sua la WIPO (World Intellectual Property Organisation) nel “World Intellectual Property Indicators” (predisposto annualmente a partire dalle statistiche fornite dagli uffici nazionali e regionali della proprietà intellettuali e dai dati di WIPO e della Banca Mondiale) riferisce che, nel 2015 si è evidenziato il raggiungimento di un record da parte della Cina nel numero di brevetti depositati, pari ad oltre un milione.
Mentre complessivamente nel mondo i depositi di brevetti sono stati pari a 2,9 milioni, registrando un incremento per il sesto anno consecutivo (+7,8% rispetto al 2014).
Parimenti si registra un incremento anche nella registrazione dei marchi (+15,3%, con 6 milioni circa di titoli registrati nel 2015) e ei disegni (+2.3% con 872.800 titoli registrati).
Si prospetta la necessità che investigazioni ed indagini vengano esperite con la massima flessibilità e con il ricorso alla più ampia gamma di strategie investigative che spaziano su ambiti territoriali spesso planetari.
Si pensi alle attività di ricerca ed investigazione per monitorare, classificare e reprimere le attività di imitazione servile dei propri prodotti coperti da brevetto, soprattutto se perpetrate da micro-realtà produttive ubicate in ambiti economici del terzo o quarto mondo che vanificano, con una concorrenza sleale che deprime i prezzi di vendita, i propri prodotti di punta.
Una delle attività riguarda la ricostruzione delle filiere della distribuzione che, spesso attraverso canali illeciti, commercializzano prodotti nati per ingenerare confusione con i nomi o con i segni distintivi illegittimamente utilizzati dalla propria azienda.
Parimenti l’attività investigativa si svolge a livello locale con le più semplici forme di sorveglianza fisica (osservazione, controllo, pedinamento) o elettronica.
Per esempio, un ex agente che travasa in una sua newco di nuova costituzione notizie riservate apprese in costanza di rapporto con il proprio ex datore di lavoro per sviarne la clientela, oppure, sempre per raggiungere il medesimo risultato sviatorio propala falsità o vere e proprie diffamazioni nei confronti della clientela dello stesso.