Investigazioni tese ad accertare il "tempus commissi delicti" in cui l'estorsione o minaccia si perfezionano
I comportamenti oggetto dell'investigazione sono spesso, se non sempre, prodromici a situazioni di prevaricazione fisica e psicologica, soprattutto a danno di soggetti indifesi.
Altra peculiarità di tale tipologia di investigazione è data dal fatto che, spesso, chi ne è vittima tende a nascondere tale problema alle cerchie famigliari ed amicali più prossime, vivendo una situazione di sudditanza psicologica che ne menoma la qualità di vita.
L’estorsione è un reato di particolare gravità, che ha pene edittali severe (reclusione da 5 a 10 anni, o da 7 a 20 nei casi più gravi).
La struttura giuridica è identica a quella della violenza privata, con l’aggravante che tale comportamento procuri “a sé o ad altri” un ingiusto profitto con altrui danno.
Il pizzo, nel gergo della criminalità mafiosa italiana, integra una forma di estorsione e consiste nel pretendere il versamento di una percentuale dell’incasso, o di una quota fissa dei proventi da parte di soggetti economici, sul presupposto di una supposta “protezione”.
Tale termine ha diverse declinazioni differenziate dal tipo di organizzazione, sempre riconducibile alla criminalità organizzata.
L’attività dell’investigatore privato può svolgere una funzione di supplenza per tutti quei casi nei quali non è prevedibile il “tempus commissi delicti”.
Alcuni ambiti investigativi e di indagine e riferimenti statistici:
Secondo un report dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre negli ultimi 10 anni il numero delle denunce per estorsione è aumentato di oltre il 77 per cento.
In termini assoluti nel 2006 c’erano state 5.400 segnalazioni alle forze dell’ordine, nel 2016 (ultimo anno in cui sono disponibili i dati) hanno raggiunto quota 9.568.
Secondo i dati di Transcrime si stima che il fatturato complessivo dell’estorsione organizzata in Italia oscilli tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro l’anno.
Il Transcrime Report n. 16 (luglio 2012) redatto in collaborazione fra Università degli Studi di Trento e Cattolica del Sacro Cuore di Milano evidenzia come dalle interviste ad 11.477 imprese italiane oggetto del campione.
- 4 imprese su 10 sono state vittima di un reato nei 12 mesi precedenti (con un tasso di vittimizzazione sette volte più alto di quello registrato dall’ISTAT per le persone fisiche).
- I reati potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata (intimidazioni, minacce, estorsione e concussione) sono concentrati su imprese situate nel Meridione (8,1%), con un tasso doppio rispetto al Nord.
I settori vittimizzati sono preponderantemente alberghi e ristoranti, altri servizi pubblici sociali e personali e costruzioni
- Il 25,9% delle imprese vittime di intimidazione e minacce ed il 77,5% di quelle vittime di estorsione dichiara che il reato è stato commesso da gruppo di criminalità organizzata locale: tasso che al Sud o nelle Isole raggiunge il 51.9% e all’83,9%
L’attività dell’investigatore privato può svolgere una funzione di supplenza per tutti quei casi nei quali non è prevedibile il “tempus commissi delicti”, il momento cioè in cui la richiesta di estorsione si perfezionerà.
In altre parole per verificare se atteggiamenti intimidatori possano tradursi in minacce fisiche o psichiche in danno di una potenziale vittima una strada può essere quella, in caso di sospetto, di commissionare indagini investigative “ad hoc“ che ricostruiscano tutti i dati identificativi, di localizzazione e di status apparente del sospetto, che consentano, eventualmente anche con l’ausilio di pedinamenti statici e dinamici, di poterne attribuire le caratteristiche biografiche, che evidenzino le abitudini e la cerchia amicale, professionale ed a volte, comunque potenzialmente criminale, delle frequentazioni.
I comportamenti oggetto dell'investigazione sono spesso, se non sempre, prodromici a situazioni di prevaricazione fisica e psicologica, soprattutto a danno di soggetti indifesi.
Altra peculiarità di tale tipologia di investigazione è data dal fatto che, spesso, chi ne è vittima tende a nascondere tale problema alle cerchie famigliari ed amicali più prossime, vivendo una situazione di sudditanza psicologica che ne menoma la qualità di vita.
L’estorsione è un reato di particolare gravità, che ha pene edittali severe (reclusione da 5 a 10 anni, o da 7 a 20 nei casi più gravi).
La struttura giuridica è identica a quella della violenza privata, con l’aggravante che tale comportamento procuri “a sé o ad altri” un ingiusto profitto con altrui danno.
Il pizzo, nel gergo della criminalità mafiosa italiana, integra una forma di estorsione e consiste nel pretendere il versamento di una percentuale dell’incasso, o di una quota fissa dei proventi da parte di soggetti economici, sul presupposto di una supposta “protezione”.
Tale termine ha diverse declinazioni differenziate dal tipo di organizzazione, sempre riconducibile alla criminalità organizzata.
L’attività dell’investigatore privato può svolgere una funzione di supplenza per tutti quei casi nei quali non è prevedibile il “tempus commissi delicti”.
Alcuni ambiti investigativi e di indagine e riferimenti statistici:
Secondo un report dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre negli ultimi 10 anni il numero delle denunce per estorsione è aumentato di oltre il 77 per cento.
In termini assoluti nel 2006 c’erano state 5.400 segnalazioni alle forze dell’ordine, nel 2016 (ultimo anno in cui sono disponibili i dati) hanno raggiunto quota 9.568.
Secondo i dati di Transcrime si stima che il fatturato complessivo dell’estorsione organizzata in Italia oscilli tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro l’anno.
Il Transcrime Report n. 16 (luglio 2012) redatto in collaborazione fra Università degli Studi di Trento e Cattolica del Sacro Cuore di Milano evidenzia come dalle interviste ad 11.477 imprese italiane oggetto del campione.
- 4 imprese su 10 sono state vittima di un reato nei 12 mesi precedenti (con un tasso di vittimizzazione sette volte più alto di quello registrato dall’ISTAT per le persone fisiche).
- I reati potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata (intimidazioni, minacce, estorsione e concussione) sono concentrati su imprese situate nel Meridione (8,1%), con un tasso doppio rispetto al Nord.
I settori vittimizzati sono preponderantemente alberghi e ristoranti, altri servizi pubblici sociali e personali e costruzioni
- Il 25,9% delle imprese vittime di intimidazione e minacce ed il 77,5% di quelle vittime di estorsione dichiara che il reato è stato commesso da gruppo di criminalità organizzata locale: tasso che al Sud o nelle Isole raggiunge il 51.9% e all’83,9%
L’attività dell’investigatore privato può svolgere una funzione di supplenza per tutti quei casi nei quali non è prevedibile il “tempus commissi delicti”, il momento cioè in cui la richiesta di estorsione si perfezionerà.
In altre parole per verificare se atteggiamenti intimidatori possano tradursi in minacce fisiche o psichiche in danno di una potenziale vittima una strada può essere quella, in caso di sospetto, di commissionare indagini investigative “ad hoc“ che ricostruiscano tutti i dati identificativi, di localizzazione e di status apparente del sospetto, che consentano, eventualmente anche con l’ausilio di pedinamenti statici e dinamici, di poterne attribuire le caratteristiche biografiche, che evidenzino le abitudini e la cerchia amicale, professionale ed a volte, comunque potenzialmente criminale, delle frequentazioni.