Gli ambiti famigliari ed amicali più prossimi al soggetto che ne sia vittima, spesso commissionano indagini atte a fotografare la gravità del fenomeno, l’esistenza di eventuali patologie o di condotte criminose al fine di poter adire ai rimedi giuridici che diano un sereno equilibrio a chi ne è vittima, spesso, inconsapevole.
Nel senso comune il prodigo è chi, abitualmente, rispetto alle proprie condizioni economiche, ha comportamenti caratterizzati da larghezza nello spendere, nel regalare o nel rischiare eccessivamente.
Da un punto di vista giuridico la prodigalità configura una causa autonoma di inabilitazione: come tale legittimante l’applicazione della misura di protezione più flessibile dell’amministratore di sostegno.
Indipendentemente dal fatto che un simile comportamento derivi o meno da una specifica malattia o da una infermità.
Di conseguenza anche nel caso in cui si tratti di una precisa scelta di vita, espressione del libero arbitrio dell’individuo, purché sia ricollegabile a motivi futili.
Nella medesima direzione di fragilità si collocano le situazioni di depauperamento e dispersione patrimoniali per la cui difesa è stata introdotta nell’ordinamento italiano la Legge n. 6 del 9/01/2004.
La stessa ha novellato il Codice Civile gli Artt. 404 e ss. c.c. che ha attuato una vera e propria rivoluzione giuridica e culturale nella tutela delle persone più deboli, affiancando ai più rigidi istituti tradizionali (interdizione e inabilitazione) un nuovo strumento, più flessibile e quindi maggiormente adattabile alla specificità delle singole situazioni.
L’avarizia è uno dei sette vizi capitali ma, come suo contraltare, ha ogni forma di prodigalità, sperperamento e, in ogni caso, depauperamento gratuito del patrimonio.
L’accertamento, da parte dell’investigatore privato, di tali forme di gratuita ed immotivata attività dispersiva può svolgere i suoi effetti giuridici concreti in tutte le ipotesi di separazione coniugale o, in generale, per comprovare la necessità dell’intervento di un amministratore di sostegno o, nei casi più gravi, per procedere alla nomina di un tutore o di un curatore.
Alcuni riferimenti statistici
Diversi studi hanno cercato di inquadrare le dimensioni del fenomeno della patologia nota con il nome di “online shopping addiction” (o dipendenza da shopping online).
Quello condotto nell’aprile 2013 dal Shulman Center for Compulsive Theft, Spending & Hoarding, stimava che nei soli Stati Uniti ci fossero più di 30 milioni di persone affette da questa patologia, una popolazione enorme equamente suddivisa tra uomini e donne.
A livello clinico dati statistici confermano che il disturbo del gioco d’azzardo si presenta in modo diverso a seconda dei paesi e delle culture ed in media può colpire dallo 0,4 al 3,4% delle persone, in particolare adolescenti e adulti, mentre è più raro nella popolazione femminile.
Data la frequenza del fenomeno, si prospetta la necessità che investigazioni ed indagini vengano esperite con la massima flessibilità e con il ricorso alla più ampia gamma di strategie investigative.
Si va dalla sorveglianza fisica (osservazione, controllo, pedinamento) od elettronica, attraverso le opportune strumentazioni quotidianamente ed innovativamente offerte dallo sviluppo tecnologico quotidiano alla profilatura personale e psicologica dei soggetti coinvolti.