Tale comportamento viene, spesso, considerato veniale ed è ricca la fraseologia che lo connota, anche gergalmente.
Il canonico “bigiare” si declina secondo la diversa latitudine, in più o meno colorite espressioni, quali ad esempio “marinare” o “fare sega”.
Il fatto di non andare a scuola può diventare opportuno oggetto di investigazione, laddove il fenomeno sia reiterato o segnalato dalla scuola che, sempre di più, consente forme di controllo parentale potendo accedere, informaticamente, al registro di classe.
Secondo un dossier diffuso nel settembre 2018 da Tuttoscuola, il tasso di abbandono più elevato è in Sardegna (33%), seguita dalla Campania (29,2%), il più basso in Umbria (16,1%). Il Nord Ovest ha la stessa dispersione del Sud (25%).
La stessa fonte precisa che dal 1995 a oggi 3 milioni e mezzo di studenti hanno abbandonato la scuola statale, su oltre 11 milioni iscritti alle superiori (-30,6%).
Il costo è stato enorme: 55 miliardi di euro.
E l’emorragia continua: almeno 130 mila adolescenti che iniziano le superiori non arriveranno al diploma.
Irrobustiranno la statistica dei 2 italiani su 5 che non hanno un titolo di studio superiore alla licenza media e di un giovane su 4 che non studia e non lavora.
In relazione alle diverse patologie riscontrabili nel singolo fenomeno di assenteismo scolastico per quanto riguarda l’approccio investigativo o di indagine, bisogna differenziare se devono essere affrontati casi singoli o di gruppi di studenti che, spesso, fra loro formano compagnie estremamente composite e variegate con dinamiche, nelle quali si intrecciano diversi ambiti problematici.
Che spesso spaziano dalla “mappatura” delle frequentazioni, ad una esatta attività di verifica ed investigazione sull’esistenza di episodi, anche sporadici, di gesti intimidatori o minacce.
A livello di singolo caso da approfondire, l’investigazione o l’indagine, ove finalizzata a decifrare un disagio scolastico evidenziato dal proprio figlio (soprattutto se costui è un minore) risulterà rilevante una attività di ricognizione, controllo e verifica di qualità e circostanze, nonché l’accertamento di tutte quelle situazioni o circostanze che potrebbero avere svolto una dinamica nella creazione del disagio.
Ecco quindi la necessità di una opportuna attività di sorveglianza fisica (osservazione, controllo o pedinamento) nei confronti del soggetto da proteggere nonché di chi attenti alla sua serenità.
Sarà importante - cosa consentita ove minorenne - anche il ricorso a mezzi di sorveglianza remoto, come ad esempio software spia, etc.
L’investigatore privato effettua precisi e puntuali controlli sui comportamenti, la frequenza scolastica, gli spostamenti e le frequentazioni, il tutto in maniera discreta, affinché il minore non si senta controllato nella sua sfera di vita privata, con conseguenti reazioni negative contro i genitori.
I genitori che si rivolgono al detective possono usufruire di investigazioni private mirate a conoscere cosa accade ai loro figli minorenni quando non possono sorvegliarli direttamente.
Ad esempio nei locali pubblici come le discoteche, nei parchi, prima di fare ingresso a scuola, all’uscita di scuola, dopo le lezioni, in gita scolastica, sui mezzi pubblici, in vacanza con gli amici.
L'investigatore privato può, in definitiva, effettuare tutte quelle verifiche atte a scoprire preventivamente tutti quei comportamenti che possono tradursi in stili di vita devastanti per il futuro dei minorenni.
Le risultanze delle investigazioni private per controllo minori permetteranno ai genitori di prevenire problemi di grossa portata, come ad esempio la mancata ottemperanza agli obblighi scolastici, l’uso di droghe, o la frequentazione di sette religiose estremiste, ed affrontarli immediatamente senza non attendere che sia “troppo tardi”.
Spesso infatti, i comportamenti devianti portano a commettere numerosi reati di natura penale che distruggeranno per sempre il futuro dei minorenni.