Ben si può dire, infatti, che il concetto di mobbing (intendendosi il sistema di condotte oppressive, volte a mortificare la vittima e a perseguitarla) si presta ad essere configurato anche in altri ambienti.
Tali fattispecie posono quindi configurarsi come forma di mobbing a livello condominiale (quello configurabile quando un vicino di casa pone in essere condotte persecutorie nei confronti di un altro condomino), oppure si potrebbe parlare di mobbing familiare, genitoriale e coniugale, riferendosi alle forme di oppressione che si possono riscontrare nella cerchia familiare.
Per esempio da un coniuge nei confronti dell’altro o dai genitori nei confronti dei figli (o viceversa).
Il mobbing, originariamente circoscritto al contesto lavorativo, si è esteso anche ad altri ambiti sociali.
Oltre al mobbing scolastico, dovuto ai casi di pregiudizio connessi alle origini, tradizioni, avversità caratteriali o diversa etnia dello studente, si sta assistendo, oggi, a forme di mobbing familiare.
È il caso del coniuge che, volendo ottenere il monopolio delle attenzioni da parte dei figli, cerca di estromette il partner da tutte le dinamiche familiari, sottolineando tale atteggiamento con costanti umiliazioni o sopraffazioni, sia verbali che fisiche.
L’obbiettivo del coniuge autore di questo odioso comportamento è quello di minare psicologicamente l’altro coniuge, onde lederne autostima e forza di reazione.
Tutto questo genera danni sulla psiche della vittima che, spesso, si trasformano in vere e proprie problematiche di salute.
La Cassazione ha riconosciuto espressamente il risarcimento per la sindrome da alienazione genitoriale.
Una investigazione su questo genere di aspetti serve a documentare, in tutte le sedi, le situazioni di disagio e la loro origine.
Le risultanze della prima ricerca realizzata dall’Ufficio Ricerche Statistiche dell’Istituto Studi Giuridici Superiori in seguito al monitoraggio del fenomeno in Italia (per la verità su un campione limitato di 200 casi nel periodo 1996-2003), ha fornito una prima visione della portata statistica da confermare.
Di seguito si rappresentano schematicamente i dati emersi dalla ricerca:
- Vittime in relazione al sesso di mobbing coniugale 80 uomini e 120 donne.
- Vittime in relazione al sesso di mobbing parentale 110 uomini e 90 donne.
Da quanto emerge risulta interessante rilevare che nel caso di mobbing coniugale il fenomeno colpisce più le donne che gli uomini, nel mentre, nel caso di mobbing parentale (incompatibilità ambientale) è emerso che gli uomini sono le vittime più frequenti dei suoceri e germani della consorte, che sembrano allearsi duramente in talune circostanze.
Discende, molto spesso, l’obbligo di denuncia e perseguimento dei reati, ravvisabili in caso di positivi riscontri dell’attività di indagine, e ciò nei confronti di qualunque soggetto ne sia autore, protagonista o, comunque coinvolto.
Si prospetta la necessità che investigazioni ed indagini vengano esperite con la massima flessibilità e con il ricorso alla più ampia gamma di strategie investigative.
Si va dalla sorveglianza fisica (osservazione, controllo, pedinamento) od elettronica, attraverso le opportune strumentazioni quotidianamente ed innovativamente offerte dallo sviluppo tecnologico quotidiano alla profilatura personale e psicologica dei soggetti coinvolti.