Il bisogno di verifica, in questo scenario, appare di notevole importanza.
Il compito di ogni destinatario dell'informazione dovrebbe, per questo, essere quello di migliorare la propria abilità critica per distinguere le fonti affidabili da quelle che possono, più o meno intenzionalmente, diffondere false informazioni, effettuando controlli incrociati tra ciò che si legge e/o si sente e fonti riconosciute come attendibili.
Esperti e rappresentanti delle istituzioni si mobilitano e portano avanti importanti ricerche per contrastare la diffusione della disinformazione, a causa della smisurata quantità di problematiche sollevate dal fenomeno delle notizie false.
Il First Draft, iniziativa creata con questo scopo, è un progetto lanciato dal centro Shorenstein della Harvard Kennedy School per il monitoraggio della disinformazione negli Stati Uniti, un sito di debunking atto a verificare che determinati contenuti provenienti dal web siano effettivamente attendibili e che possano essere divulgati e circolare in rete.
Anche Facebook tramite Campbell Brown si pronuncia in merito alla questione fake news, responsabile del settore network, affermando l’assenza di guadagno da parte della piattaforma online.
A sostegno di ciò, Facebook in collaborazione con First Draft, espose per tre giorni in cima alle newsfeed di ciascun profilo un decalogo per riconoscere le Fake news.
Alcune strategie suggerite per riconoscere e smascherare una fake news:
- Effettuare un controllo incrociato.
Ricercare altre fonti attendibili. Se si trova una notizia clamorosa ma apparentemente poco credibile, è possibile fare una ricerca della stessa notizia per verificare se questa è stata riportata anche da altre fonti accreditate (siti dei giornali "ufficiali”).
- Verificare la fonte (o l'autore).
Una delle domande fondamentali da porsi quando ci si trova davanti ad una notizia è da dove provenga. Non tutte le fonti sono attendibili allo stesso modo poiché vi sono anche fake account, per questo dovremmo sempre cercare di risalire alla fonte originale o al nome dell'autore della notizia che ci troviamo davanti.
Una notizia letta sul sito web di un giornale ufficiale, si distingue da una notizia trovata su un blog o su un social.
I social network come Facebook, Twitter e Google, hanno in previsione di adoperare strumenti in grado di combattere le fake news.
Facebook, nello specifico, rimanderà alla fonte dell'articolo in modo che l'utente possa da subito valutare di quale tipologia di sito internet si tratta.
Oltre a rintracciare la fonte, permetterà agli utenti di effettuare un report e dare una valutazione dei post presenti sulla propria "sezione notizie", dopo la segnalazione, il post sarà valutato da un "verificatore di contenuti indipendente” e, una volta dichiarata come fake news, verrà recapitato un avviso per tutti i futuri utenti che, qualora volessero condividere il post, verrebbero messi al corrente che la notizia è considerata non attendibile.
- Attuare controlli delle immagini presenti all’interno di un articolo.
Le immagini correlate alle fake news sono a loro volta false.
È possibile effettuare una verifica tramite Google Images, confrontando i risultati con l'immagine contenuta nell'articolo.
Problematiche connesse agli interventi legislativi di tutela
Dalle elezioni presidenziali americane del 2016 in cui sono emersi tentativi massivi di influenzare il voto tramite fake news sui social, varie amministrazioni si sono poste il problema di studiare delle misure legislative in grado di contenere e contrastare questo fenomeno.
Data la natura virtuale anonima è estremamente complicato riuscire a risalire agli autori ed ancor più difficile rintracciare i mandanti, in particolare quando questi sono nell’ambiente dei servizi segreti statali, quindi risulta problematica anche l'applicazione di sanzioni.
Nonostante ciò alcuni Stati (Bielorussia, Brasile, Cambogia, Egitto, Croazia, Indonesia, Tanzania, Uganda, Kenia, Russia, Italia) hanno varato leggi di regolamentazione e monitoraggio del web, anche a fini di contrasto alle fake news, che intenzionalmente potrebbero restringere e limitare la partecipazione sociale e politica dei cittadini sulla Rete.