Cosa si intende per mobbing genitoriale?

Con il termine mobbing in psicologia e nell'accezione comune del termine (dall'inglese assalire, molestare), si indica una forma di abuso ovvero un insieme di comportamenti aggressivi di natura fisica e/o verbale, esercitati da una persona o da un gruppo di persone nei confronti di uno o più soggetti.
Tale accezione viene utilizzata soprattutto per riferirsi a situazioni nel mondo del lavoro, tuttavia spesso indica i comportamenti violenti che un gruppo (sociale, familiare, animale) rivolge a un suo membro.
Il mobbing si può configurare come violenza psicologica, ma le azioni possono sfociare anche in vera e propria aggressione fisica, perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso.
Esempi tipici potrebbero essere angherie, vessazioni, demansionamento lavorativo, emarginazione, umiliazioni, insulti, maldicenze, aggressioni fisiche e verbali, ostracizzazione.
A questi vanno aggiunte anche situazioni suscettibili di creare imbarazzo.
Essere ripetutamente e volutamente messi in tali situazioni potrebbe creare stati psicologici simili a quelli dovuti ad aggressione, favorendo degli atteggiamenti di colpevolizzazione della vittima.
I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) possono tuttavia non raggiungere necessariamente la soglia di reato, né eventualmente essere di per sé illegittimi, ma nell'insieme suscettibili di produrre danni (essenzialmente a livello biologico ed esistenziale), con gravi conseguenze quindi sulla salute della vittima, sulla sua esistenza, e anche sul patrimonio, convincendola di cose non veritiere inerenti alla propria persona.
Possiamo suddividere atti di mobbing a seconda del contesto in cui si verifichino: sul posto di lavoro, in famiglia, a scuola e nella società.
Il mobbing familiare
Questa pratica è condotta all'interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari ed è finalizzata alla delegittimazione di uno dei coniugi e alla estromissione di questo dai processi decisionali riguardanti la famiglia in genere e nello specifico i figli.
Il mobbing familiare più frequente è quello che coinvolge le famiglie separate e viene messo in pratica da parte del genitore affidatario nei confronti di quello non affidatario al fine di spezzare il legame genitoriale nei confronti dei figli, nei casi più gravi il fenomeno può portare la vittima a compiere un gesto suicida.
Vari studi e ricerche hanno evidenziato come questo particolare tipo di mobbing sia più frequente nelle relazioni coniugali contraddistinte da una intensa conflittualità.
In alcuni casi, il mobbing familiare si presenta attraverso una serie di strategie "persecutorie" preordinate da parte di uno dei coniugi nei confronti dell'altro coniuge, allo scopo di costringere quest'ultimo a lasciare la casa coniugale o ad acconsentire, ad esempio, a una separazione consensuale, pur di chiudere rapporti coniugali fortemente conflittuali.
Dal mobbing familiare si distingue il "mobbing genitoriale", fenomeno oggetto di diversi studi e tesi di laurea (ad es. "Una nuova epidemia sociale: la conflittualità nelle separazioni coniugali tra mobbing genitoriale e PAS di F. Troiano), termine da riservarsi alle contese in corso di separazione coniugale in cui vi siano comportamenti finalizzati a escludere l'altro genitore dall'esercizio della propria genitorialità.
Il cosiddetto "mobbing genitoriale" sarebbe riconducibile a quattro casi (spesso erroneamente citati come casi di mobbing familiare):
1. Sabotaggi delle frequentazioni della prole;
2. Emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori;
3. Minacce;
4. Denigrazione e delegittimazione familiare e sociale.
Secondo lo psicologo del lavoro Harald Ege, il concetto di mobbing familiare non sarebbe scientificamente attendibile. Lo stesso Ege concorda con le affermazioni di Konrad:
"Il termine mobbing è mutuato dall'etologia: Konrad Lorenz infatti lo utilizzò per indicare una reazione collettiva verso un predatore da parte di potenze di prede, che con l'assalto organizzato di gruppo lo confondono e ne elidono l'attacco, ma anche, successivamente, per indicare i comportamenti aggressivi di un gruppo di animali nei confronti di un singolo inter o intraspecifico."
Secondo Gaetano Giordano come il "mobbing animale" è un comportamento rivolto esclusivamente alla tutela della prole o dei nascituri, e - soprattutto - che si verifica esclusivamente in presenza di uova fecondate o di prole.
In definitiva, secondo questi autori questa tipologia di "mobbing" - contrariamente a quanto sostiene Ege - emerge come fenomeno (e come osservazione) negli animali, è un comportamento animale destinato alla tutela della prole, e solo per un successivo utilizzo - desunto dagli studi etologici - viene descritto come fenomeno che si manifesta nel lavoro e nelle relazioni sociali umane.
Da tutto questo scaturiscono sempre più frequentemente le diverse richieste di predisporre investigazioni tese a documentare i comportamenti in direzione dei genitori affidatari, in caso di separazione o divorzio.
lo scopo dell'indagine è quello accertare le modalità, le circostanze, nonchè la frequenza con cui sono poste in essere, eventuali condotte di mobbing nei confronti della prole, al fine di poter avviare le opportune iniziative denunciatorie e legali, necessarie ad ammonire il genitore ritenuto "colpevole" di tali angherie.
Si tratta tuttavia di fattispecie difficilmente riscontrabili, in quanto, quasi sempre, vedo quale luogo di consumazione del reato, l'interno dell'abitazione familiare, od i luoghi personalissimi frequentati dal minore.
Per questo motivo esistono differenti strategie di operatività attuabili, che spaziano dalla messa in opera di micro videocamere, cimici, e microregistratori, occultabili presso dei locali maggiormente frequentati oppure all'interno di piccoli oggetti di quotidiano utilizzo, peluche, radio sveglie, televisori, giocattoli, zainetti, etc, all'impiego di appositi software spia, dedicati a rilvare per mezzo dei dispositivi elettronici potrebbe disporre, o dispone, il minore vittima di abuso, quali, smartphone, tablet, computer, etc.
Ricordiamo che l'utilizzo di tali tecnologie è consentito dalla legge, tuttavia, è opportuno precisare che l'impiego delle stesse, doverebbe essere sempre accompagnate, o predisposte, in ausilio all'attività di osservazione statica o dinamica, che risulta maggiormente penetrante, in direzione dell'identificazione di eventuali soggetti terzi corresponsabili.
Tale accezione viene utilizzata soprattutto per riferirsi a situazioni nel mondo del lavoro, tuttavia spesso indica i comportamenti violenti che un gruppo (sociale, familiare, animale) rivolge a un suo membro.
Il mobbing si può configurare come violenza psicologica, ma le azioni possono sfociare anche in vera e propria aggressione fisica, perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso.
Esempi tipici potrebbero essere angherie, vessazioni, demansionamento lavorativo, emarginazione, umiliazioni, insulti, maldicenze, aggressioni fisiche e verbali, ostracizzazione.
A questi vanno aggiunte anche situazioni suscettibili di creare imbarazzo.
Essere ripetutamente e volutamente messi in tali situazioni potrebbe creare stati psicologici simili a quelli dovuti ad aggressione, favorendo degli atteggiamenti di colpevolizzazione della vittima.
I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) possono tuttavia non raggiungere necessariamente la soglia di reato, né eventualmente essere di per sé illegittimi, ma nell'insieme suscettibili di produrre danni (essenzialmente a livello biologico ed esistenziale), con gravi conseguenze quindi sulla salute della vittima, sulla sua esistenza, e anche sul patrimonio, convincendola di cose non veritiere inerenti alla propria persona.
Possiamo suddividere atti di mobbing a seconda del contesto in cui si verifichino: sul posto di lavoro, in famiglia, a scuola e nella società.
Il mobbing familiare
Questa pratica è condotta all'interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari ed è finalizzata alla delegittimazione di uno dei coniugi e alla estromissione di questo dai processi decisionali riguardanti la famiglia in genere e nello specifico i figli.
Il mobbing familiare più frequente è quello che coinvolge le famiglie separate e viene messo in pratica da parte del genitore affidatario nei confronti di quello non affidatario al fine di spezzare il legame genitoriale nei confronti dei figli, nei casi più gravi il fenomeno può portare la vittima a compiere un gesto suicida.
Vari studi e ricerche hanno evidenziato come questo particolare tipo di mobbing sia più frequente nelle relazioni coniugali contraddistinte da una intensa conflittualità.
In alcuni casi, il mobbing familiare si presenta attraverso una serie di strategie "persecutorie" preordinate da parte di uno dei coniugi nei confronti dell'altro coniuge, allo scopo di costringere quest'ultimo a lasciare la casa coniugale o ad acconsentire, ad esempio, a una separazione consensuale, pur di chiudere rapporti coniugali fortemente conflittuali.
Dal mobbing familiare si distingue il "mobbing genitoriale", fenomeno oggetto di diversi studi e tesi di laurea (ad es. "Una nuova epidemia sociale: la conflittualità nelle separazioni coniugali tra mobbing genitoriale e PAS di F. Troiano), termine da riservarsi alle contese in corso di separazione coniugale in cui vi siano comportamenti finalizzati a escludere l'altro genitore dall'esercizio della propria genitorialità.
Il cosiddetto "mobbing genitoriale" sarebbe riconducibile a quattro casi (spesso erroneamente citati come casi di mobbing familiare):
1. Sabotaggi delle frequentazioni della prole;
2. Emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori;
3. Minacce;
4. Denigrazione e delegittimazione familiare e sociale.
Secondo lo psicologo del lavoro Harald Ege, il concetto di mobbing familiare non sarebbe scientificamente attendibile. Lo stesso Ege concorda con le affermazioni di Konrad:
"Il termine mobbing è mutuato dall'etologia: Konrad Lorenz infatti lo utilizzò per indicare una reazione collettiva verso un predatore da parte di potenze di prede, che con l'assalto organizzato di gruppo lo confondono e ne elidono l'attacco, ma anche, successivamente, per indicare i comportamenti aggressivi di un gruppo di animali nei confronti di un singolo inter o intraspecifico."
Secondo Gaetano Giordano come il "mobbing animale" è un comportamento rivolto esclusivamente alla tutela della prole o dei nascituri, e - soprattutto - che si verifica esclusivamente in presenza di uova fecondate o di prole.
In definitiva, secondo questi autori questa tipologia di "mobbing" - contrariamente a quanto sostiene Ege - emerge come fenomeno (e come osservazione) negli animali, è un comportamento animale destinato alla tutela della prole, e solo per un successivo utilizzo - desunto dagli studi etologici - viene descritto come fenomeno che si manifesta nel lavoro e nelle relazioni sociali umane.
Da tutto questo scaturiscono sempre più frequentemente le diverse richieste di predisporre investigazioni tese a documentare i comportamenti in direzione dei genitori affidatari, in caso di separazione o divorzio.
lo scopo dell'indagine è quello accertare le modalità, le circostanze, nonchè la frequenza con cui sono poste in essere, eventuali condotte di mobbing nei confronti della prole, al fine di poter avviare le opportune iniziative denunciatorie e legali, necessarie ad ammonire il genitore ritenuto "colpevole" di tali angherie.
Si tratta tuttavia di fattispecie difficilmente riscontrabili, in quanto, quasi sempre, vedo quale luogo di consumazione del reato, l'interno dell'abitazione familiare, od i luoghi personalissimi frequentati dal minore.
Per questo motivo esistono differenti strategie di operatività attuabili, che spaziano dalla messa in opera di micro videocamere, cimici, e microregistratori, occultabili presso dei locali maggiormente frequentati oppure all'interno di piccoli oggetti di quotidiano utilizzo, peluche, radio sveglie, televisori, giocattoli, zainetti, etc, all'impiego di appositi software spia, dedicati a rilvare per mezzo dei dispositivi elettronici potrebbe disporre, o dispone, il minore vittima di abuso, quali, smartphone, tablet, computer, etc.
Ricordiamo che l'utilizzo di tali tecnologie è consentito dalla legge, tuttavia, è opportuno precisare che l'impiego delle stesse, doverebbe essere sempre accompagnate, o predisposte, in ausilio all'attività di osservazione statica o dinamica, che risulta maggiormente penetrante, in direzione dell'identificazione di eventuali soggetti terzi corresponsabili.