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Indagini su estorsioni: cosa si intende per il così detto "pizzo"?

Il versamento di una percentuale, o di una parte, dell’incasso, o di una quota fissa dei proventi da parte di soggetti economici, sul presupposto di una supposta “protezione”.

Indagini su estorsioni: cosa si intende per il così detto "pizzo"?


Un catalogo della numerosissima casistica di fattispecie è rintracciabile in una serie dì siti delle svariate organizzazioni no-profit.

Infatti se ci può essere estorsione senza mafia, non può esserci mafia senza racket. 


Tuttavia non tutte le forme di estorsione sono racket.

Il racket del pizzo, nell’essere il principale strumento delle mafie per esercitare il controllo del territorio, ha alcune caratteristiche che, fra l’altro, lo distinguono dalle semplici attività estorsive.

In primo luogo, la richiesta di pizzo non può essere occasionale ma ripetuta nel tempo: l’organizzazione mafiosa pretende il pagamento secondo scadenze regolari (o ogni mese o ogni quattro mesi in coincidenza di Natale, Pasqua, Ferragosto).

Il pizzo, nel gergo della criminalità mafiosa italiana, è una forma di estorsione praticata da Cosa nostra che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale o di una parte dell'incasso, dei guadagni o di una quota fissa dei proventi, da parte di esercenti di attività commerciali ed imprenditoriali, in cambio di una supposta "protezione" (termine generale identificativo di tale tipo di estorsione) dell'attività.

Il termine viene utilizzato correntemente nel gergo di Cosa nostra, ma il medesimo concetto viene reso in contesti più generici con il termine protezione.

I soggetti presi di mira sono costretti al pagamento attraverso intimidazione e minaccia di danni fisici, economici ed anche morali, che vengono effettivamente cagionati in caso di mancato o ritardato pagamento, e che possono, in alcuni casi, arrivare alla distruzione fisica dell'attività o addirittura all'uccisione dell'imprenditore o di uno dei suoi familiari.

Il fenomeno è ampiamente diffuso, e si calcola che colpisca circa 160.000 imprese con un movimento di più di 10 miliardi di euro.

A Palermo l'80% delle attività commerciali o imprenditoriali paga il pizzo. Secondo dati della Fondazione Rocco Chinnici, in Sicilia il pizzo ha un giro d'affari che supera il miliardo di euro, pari cioè a 1,3 punti percentuali del PIL regionale.

Tuttavia a partire dagli anni 2000 si è rafforzato un movimento di lotta al racket, che spesso hanno dato luogo a numerose iniziative, anche di consumo critico.

Basti ricordare la nascita del movimento Comitato Addiopizzo, che si batte contro questo fenomeno, oppure le altre associazioni come Federazione Antiracket Italiana, facente parte della rete di Civicrazia, e soprattutto Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.