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Cosa si intende per revenge porn?

Col termine revenge porn si intende la pubblicazione e divulgazione di video o immagini di carattere intimo e sessuale senza che i protagonisti ne abbiano dato il consenso, con il preciso scopo di arrecare un pesante danno psicologico, direttamente derivante dal disfacimento della reputazione personale e personalissima.

Cosa si intende per revenge porn?


Dal 19 luglio 2019, esiste infatti, in Italia, una legge a presidio di questo tipo di atti illeciti: si tratta dell’articolo 612-ter del Codice Penale.

La pena prevista da questa norma prevede la reclusione da 1 a 6 anni ed il pagamento di una sanzione che può andare dai 5.000 ai 15.000 euro.

Questo tipo di provvedimenti non sono rivolti esclusivamente a chi ha ottenuto immagini e video direttamente, ma anche nei confronti di chi abbia ricevuto tale materiale indirettamente e che lo diffonda a sua volta, con il preciso scopo di arrecare il danno ai diretti interessati, che possono risultarne in parte o interamente riconoscibili. 


Spesso il revenge porn o “Porno Vendetta” viene perpetrato da individui che fanno parte della cerchia più intima della vittima, partner, ex-partner, compagni sessuali, o peggio, da amici e colleghi molto stretti, con la quale si potrebbe aver commesso il "fatale" errore di aver condiviso alcuni momenti di propria intimità e che, hanno quindi maggior accesso a questo tipo di materiale: difatti per la dottrina giuridica, l'appartenenza a una di queste "categorie" integra anche un’aggravante.  

Nel settembre 2016 una trentunenne, ormai conosciuta in tutta italia, che aveva subito tale "gogna mediatica", Tiziana Cantone, decise di suicidarsi poiché non riusciva a sostenere il peso della vergogna. 

Nemmeno la sua morte placò l'ondata di fango che la travolse perché addirittura dopo il suicidio ci fu un'impennata della diffusione dei video, anche in forma di parodia.

Nel novembre del 2017 una sessantina di liceali di Modena e Reggio Emilia scoprirono le proprie immagini pubblicate sul web. Centinaia di foto delle ragazzine infatti, che le immortalavano in circostanze intime, erano state divulgate proprio dal fidanzato da una delle ragazze, che non aveva accettato la fine della relazione sentimentale. 
 
Nel 2010, la showgirl Belen Rodriguez presentò una denuncia nei confronti dell'ex fidanzato. L'uomo le chiedeva un riscatto di 500 mila euro, minacciando di diffondere un filmato hard di motli anni prima girato in una delle tante situazioni di estrema intimità. Il video ovviamente venne pubblicato e divenne uno tra i più cliccati, condivisi e scaricati del web, fu persino trovato in vendita a 20 euro a copia, su alcune bancherelle a Napoli. 

Nel novembre 2017, la stessa sorte è toccata alla giornalista sportiva Diletta Leotta che ha trovato i propri scatti personali e personalissimi (foto di nudo ed alcuni video hard) pubblicati nella rete. La giornalista denunciò che i dati le erano stati sottratti dalla memoria virtuale del proprio telefonino, lasciando presumere all'intromissione o all'attacco di un hacker.

Nel marzo 2019, la deputata M5S, Giulia Sarti è stata anch'essa vittima di revenge porn, ovvero di una "Porno Vendetta" da parte del suo ex compagno che al termine della fine della loro relazione, ha aperto un falso profilo Facebook pubblicando le foto intime della donna. 

Queste sono solo alcune delle sempre più frequenti notizie riportate dalla cronaca di, oseremmo dire "hot-cold case", parafrasando l'appellativo utilizzato quando si parla di casi di omicidio, infatti, sempre come riportano dai media, in più di una occasione si è assistito al suicidio di molte delle vittime di revenge porn.

Per questo motivo, data l'importanza di poter risalie agli autori, nonché a tutte le persone direttamente coinvolte nell'attività denigratoria, intenzionale o da accertarsi come tale, se non di vero e proprio massacro della reputazione della vittima, sempre più spesso vengono richieste approfondite indagini investigative, finalizzate a poter ricostruire il flusso dei dati ed il relativo interscambio, nonché l'identità di tutte le persone che hanno ricevuto parte o copia del materiale sensibile, o peggio che hanno proceduto a loro volta, ad inoltrarle verso terzi. 

Tali indagini, inoltre, permetto di ottenere, a mezzo di opportune procedure di analisi tecnica-forense, la disamina dei differenti devices digitali, quali tablet, smatphone, etc., di proprietà della vittima e degli autori, o complici, a vario titolo coinvolti, al fine di rilevare l'eventuale presenza di software spia utilizzati per procurarsi il suddetto materiale sensibile successivamente utilizzato per perfezionare l'attività criminosa. 

Esistono inoltre numero procedure di bonifica digitale od elettronica che si possono predisporre, specialmente dal punto di vista della prevenzione, in direzione dei propri dispositivi tecnologici, in presenza dell'eventuale sospetto di poter essere stati oggetto di intrusioni telematiche, o peggio, esposti all'attenzione di potenziali intromissioni nella propria sfera personale, privata e personalissima.